Politica
Caro Bersani, hai fatto unottima frittata
Caro Bersani, con quellaria da emiliano saggio, un po di bonomia nelle parole e nel sorriso, hai sconvolto questo paese ormai con la testa sulla spiaggia
Caro Bersani, con quell?aria da emiliano saggio, un po? di bonomia nelle parole e nel sorriso, hai sconvolto questo paese ormai con la testa sulla spiaggia. Mi sei piaciuto, non ti facevo così deciso e quasi scaltro. «Per fare la frittata bisogna rompere le uova»: hai argomentato. Giusto, questa è la cultura contadina padana, concreta perfino nelle immagini. Le uova, a direi il vero, le hai rotte di sicuro. Nessuno ragionevolmente si aspettava che un ministro dal fare tranquillo e pacato, sempre attento ad ascoltare le ragioni degli altri, avesse il coraggio, all?improvviso, di affermare con assoluta serenità: «Le regole non si concertano». Come dire, chi deve governare, governi. Non ci siamo più abituati. E soprattutto veniamo da decenni di annunci clamorosi, ai quali non è seguito quasi nulla, a destra e a sinistra.
Hai sparigliato le carte del Parlamento, perché quando si attaccano piccole o grandi lobby italiane saltano le appartenenze di bandiera, e i fratelli d?Italia si incontrano in modo trasversale, nel bene e nel male. Stai dicendo ovunque che avverti un «grande consenso della gente».
E probabilmente è così, anche se, a dire il vero, penso che tutti stiano lì aspettando di vedere come va a finire. Perché un decreto blitz del governo è una cosa, il testo definitivo che diventa legge dopo il voto del Parlamento è un?altra. Saprai resistere alle pressioni dei colleghi di governo, penso a Mastella, giusto per dirne uno? Saprai contrattare qualche piccola concessione senza snaturare quell?idea di ?liberalizzazione? che finalmente è davvero un?idea moderna, aria fresca nelle stanze chiuse delle tante consorterie che ci stanno allontanando dallo sviluppo economico, ma anche dalla autentica democrazia, che è difesa dei diritti dei cittadini. Caro Bersani, continua così. E se non ce la farai, diccelo subito. Magari ci arrabbiamo.
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